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Il gesto amorevole di un padre malato: si alza in piedi e accompagna la figlia all’altare

Augie Nieto è un uomo di 56 anni che soffre di sclerosi laterale amiotrofica, una grave malattia neurodegenerativa che gli impedisce di muovere braccia e gambe. Nonostante la sua condizione l’uomo ha voluto esaudire il desiderio di sua figlia e l’ha accompagnata all’altare nel giorno del suo matrimonio. Ecco il commovente gesto di un padre amorevole.
A cura di Redazione Donna
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Un padre tetraplegico ha voluto a tutti i costi accompagnare la figlia all'altare nel giorno del suo matrimonio. L'uomo si è fatto forza grazie all'aiuto di un particolare macchinario ed ha percorso insieme alla sposa la navata, compiendo un vero e proprio miracolo. L'uomo si chiama Augie Nieto, ha 56 anni e quasi dieci anni fa i medici gli hanno diagnosticato la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come Morbo di Lou Gehrig, una grave malattia neurodegenerativa che nella maggior parte dei casi conduce alla morte. Nonostante le sue condizioni fisiche Augie ha voluto a tutti i costi alzarsi in piedi per portare sua figlia Lindsay all'altare durante la cerimonia tenutasi lo scorso sabato a Palos Verdes, in California.

Il sig Nieto è malatao dal 2005, ha perso l'uso delle braccia e delle gambe in meno di tre anni. Qualche anno fa ha subito una tracheotomia che ha comportato la perdita della parola. Per Lindsay, fidanzata con Chris Williams, di 28 anni, era importante avere la benedizione del padre prima delle nozze e ancor più importante era la presenza dell'uomo alla cerimonia. Il papà è riuscito a realizzare il desiderio della figlia e grazie ad un macchinario simile ad un esoscheletro ha accompagnato la ragazza all'altare.Il Signor Nieto può ancora muovere i muscoli facciali, è stato dunque in grado di dire a sua figlia sull'altare "Ti voglio bene e sono così orgoglioso di te".

La SLA è una malattia neurologica che attacca le cellule nervose responsabili del controllo dei muscoli. Secondo l'Istituto nazionale dei disordini neurologici la maggior parte delle persone che sofforno di tale patologia muoiono per insufficienza respiratoria, spesso dopo 3-5 anni dalla comparsa dei primi sintomi e solo il 10 per cento riesce a sopravvivere per 10 o più anni.

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