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Hiv: 39 anni età media per sottoporsi al test, aumento infezioni tra stranieri

Risultano essere 150 mila le persone affette da HIV e AIDS in Italia. Concentrazioni nelle regioni centro settentrionali.
A cura di roberta
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test hiv

Ancora dati drammatici si rilevano sull’accesso al test dell’hiv. L’età media è salita fino a 39 anni, si aspetta sempre più tempo per sottoporsi all’esame per accertare o meno la sieropositività. Passaggio di strumenti sottocutanei per l’assunzione di droga, l’incostanza nell’utilizzo di contraccettivi che isolino gli organi genitali da contatti diretti, un’insensata voglia di rischio che si sta diffondendo sempre di più tra i giovanissimi che si prestano a sesso non sicuro. All’inizio della sua comparsa, la malattia era temuta e non vi si poteva avere grande controllo. Oggi che si potrebbe e dovrebbe, grazie all’informazione e al benessere della società che permette maggiori controlli e prevenzioni, si sfida il destino supponendo che “proprio a me deve capitare?” sia la frase per giustificare l’immaturità con cui si affronta questa problematica.

«Questo avviene perché oggi non sono più soltanto i tossicodipendenti a contrarre il virus, ma è cambiata la modalità di trasmissione, che nel 74% dei casi è causata da rapporti sessuali sia etero che omosessuali– sottolinea Giovanni Rezza direttore del dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate (Mipi)-. Per questo un accesso tempestivo al test può significare l’inizio di un efficace percorso terapeutico, che aiuti a limitare la diffusione del virus». Centocinquantamila le persone affette da hiv e aids in Italia. Le regioni più colpite sono quelle centro settentrionali, in particolare Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.

Infezioni in aumento tra gli stranieri che è passata dal 4% del 1987 al 32% del 2007. «Negli anni ’80 l’infezione da Hiv veniva contratta attraverso i viaggi internazionali fatti dai nostri connazionali– aggiunge Rezza – mentre oggi con l’aumento dei flussi migratori è aumentato anche il numero degli stranieri sieropositivi nel nostro paese. In particolare delle persone che provengono da paesi con un alta circolazione virale come il Sud America o l’Africa sub-sahariana».

Roberta Santoro

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