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Cos’è la sindrome della morte in culla

Molti neonati sono vittime della cosiddetta sindrome della morte in culla, che colpisce i bambini sani nei primi mesi di vita. I medici non riescono ancora a dare una spiegazione scientifica a tragedie del genere, anche se esistono una serie di rimedi per prevenirle.
A cura di Valeria Paglionico
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E’ morta la terza figlia della showgirl Claudia Galanti e del compagno Arnaud Mimran. Indila Carolina Sky aveva solo 9 mesi ed è scomparsa la notte scorsa, forse per asfissia nel sonno. La notizia sta facendo il giro del web dalle prime ore di questa mattina e continuano i numerosi messaggi di condoglianze nei confronti della soubrette, che sta vivendo, al fianco della sua famiglia, dei momenti drammatici. Indila era alta 49 centimetri e pesava quasi 3 chili. Anche se non si hanno dei referti medici certi, probabilmente la bambina è stata vittima della cosiddetta sindrome della morte in culla (Sids), che colpisce i neonati sani nei primi mesi di vita, provocando la loro morte improvvisa e inspiegata.

Che cos'è la sindrome della morte in culla

Secondo alcuni studi americani, la sindrome infantile della morte nel sonno sarebbe causata da alcune anomalie nella zona cerebrale che controlla i ritmi del sonno e della veglia. Il bambino sarebbe dunque solo in apparenza sano; in realtà avrebbe problemi nella regolazione dei ritmi cardiaci e respiratori, che portano a problemi di pressione e che alterano la temperatura corporea. Fenomeni del genere si verificano spesso nei primi mesi di vita. I medici, in ogni caso, affermano che la Sids non corrisponde ad una precisa patologia. Nessuno è in grado di dare una spiegazione scientifica a questa sindrome, anche se esistono comportamenti a rischio che possono incidere sulle probabilità che si verifichino tragedie del genere.

Tutti i fattori che aumentano il rischio Sids

Esistono diversi eventi esterni che possono contribuire allo sviluppo della sindrome infantile della morte improvvisa. Recentemente una coppia inglese ha perso il proprio bambino a soli 6 mesi poiché lo aveva fatto dormire nel proprio letto. La cosa ha contribuito al soffocamento del piccolo poiché ha fatto sì che gli arrivasse una quantità di ossigeno molto limitata. Inoltre, altri fattori che potrebbero facilitare il soffocamento del bambino sono: esporlo a fumo passivo o ad una temperatura troppo elevata, farlo coricare in posiziona prona, cioè sulla pancia, o su coperte e piumoni soffici e avvolgenti. In più, per prevenire la Sids sarebbe bene che la mamma allattasse il suo piccolo al seno nei primi mesi di vita, in modo da dargli le giuste difese immunitarie, e ancora che i genitori non facessero uso di fumo, alcool e di droga, né durante la gravidanza, né dopo il parto. Oggi, non esistono ancora degli interventi capaci di ridurre completamente il rischio di Sids, anche se questi piccoli rimedi possono aiutare a prevenire eventi drammatici del genere.

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